Il debutto di MEGA. Il nuovo Mega(upload)

Un anno dopo la chiusura da parte delle autorità americane del suo sito di file sharing Megaupload, Kim Dotcom ha lanciato il suo nuovo progetto, destinato a prenderne il posto e chiamato, questa volta, soltanto Mega. Il colorito imprenditore ha svelato il nuovo sito in grande stile, con un galà e una conferenza stampa nella sua villa multimilionaria sulle colline che circondano la città più grande della Nuova Zelanda, Auckland.

Il party è culminato con una messa in scena del drammatico raid della polizia neozelandese, di cui ricorreva l’anniversario, che raggiunse la sua casa con gli elicotteri e lo arrestò in una stanza sicura in cui si stava nascondendo. «Mega sarà enorme e nulla lo fermerà!», ha urlato un entusiasta Dotcom da un palcoscenico gigante montato nel suo cortile, pochi secondi prima che i falsi agenti assaltassero il lato della villa. Dotcom (all’anagrafe Kim Schmitz) ha poi ordinato a tutti di «fermare questa follia!» prima che esplodesse la musica e si mettesse a ballare a fianco di finte “guardie” in minigonna.

A parte queste note di colore, però, l’interesse dimostrato nel sito è stato certamente elevato. Il fondatore ha rivelato che mezzo milione di utenti si sono registrati su Mega soltanto nelle sue prime 14 ore di vita. Come il suo predecessore Megaupload, il nuovo sito consente agli utenti di memorizzare e condividere grandi file. Offre 50 Gigabyte di spazio gratuito – molti di più di siti simili come Dropbox e Google Drive – e comprende uno strumento di caricamento drag-and-drop. La differenza chiave è la funzionalità di criptatura e decriptatura per il trasferimento dati che, secondo Dotcom, lo proteggerà dai guai legali che hanno bloccato Megaupload minacciando di farlo finire dietro le sbarre.

«Non si tratta di una rivincita nei confronti dei miei accusatori americani o di Hollywood – spiega l’imprenditore tedesco – Questo è il prodotto di tecnologie informatiche incredibili costruite in sette anni di esperienza da persone innovative e che renderà Internet un posto migliore, a beneficio dei nostri utenti». Le autorità statunitensi stanno cercando di ottenere l’estradizione del magnate di Internet dalla Nuova Zelanda, dove si trova libero su cauzione. L’accusa sostiene che Dotcom abbia guadagnato decine di milioni di dollari attraverso la pirateria informatica e la condivisione illegale di contenuti protetti da diritti d’autore, per i quali i loro possessori hanno perso oltre mezzo miliardo di dollari.

Dotcom ha sempre risposto che non può essere ritenuto responsabile delle violazioni del copyright commesse da altri e insiste che Megaupload ha sempre rimosso i link a materiale pirata quando gli è stato chiesto di farlo. «La nostra azienda e le nostre proprietà ci sono state tolte senza nemmeno un’udienza – attacca – La privacy dei nostri utenti è stata violata, le comunicazioni sono state messe offline e la libertà di parola è stata minacciata. Lasciatemi chiarire a chi usa le leggi sul copyright come arma per bloccare l’innovazione e la concorrenza: sarete lasciati sul lato della strada della storia».

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